Le Carezze
Berne utilizza il termine (stroke), per estensione, per designare “ogni atto che implichi il riconoscimento della presenza di un’altra persona” (Berne 1964)
Nel contatto con le persone, si può dire che il minimo livello di carezza rappresenta, per chi la riceve, il percepire che l’altro si è accorto di noi. Ogni messaggio che gli altri ci mandano, anche se sgradevole nel contenuto, rappresenta un segnale di grande valore. Qualsiasi tipo di carezza è meglio di nessuna carezza, ossia il nostro bisogno di ricevere carezze è così fondamentale che se non riceviamo sufficienti carezze positive, andremo ad attivarci in modo di ricevere almeno quelle cattive…. Ricordiamoci che carezze è anche nello sguardo di approvazione di un nostro caro, come anche con colui che ti rapporti, ossia carezza è un buffetto, un sorriso, uno sguardo, una parola…
Berne diceva “SENZA CAREZZE, NON SI CAMMINA A PETTO IN FUORI”
Carezza…. Berne ha definito con il termine carezza come tutto ciò che ci arriva dagli altri come segno di riconoscimento della nostra esistenza, e naturalmente tutto ciò che trasmettiamo agli altri per riconoscere la loro esistenza per noi. Il termine carezza si riferisce proprio a questo bisogno infantile di toccare e di essere toccati, bisogno che con il passare degli anni e grazie all’educazione socializzante, impariamo a sostituire con altre forme di riconoscimento, nel senso che ci accontentiamo anche di carezze simboliche, come un sorriso, un complimento, un ciao. Arriviamo addirittura ad accontentarci di carezze negative, se quelle positive non arrivano tanto è grande il nostro bisogno di riconoscimento. Una carezza positiva è una carezza che chi riceve vive come piacevole, mentre una carezza negativa è una carezza esperita come spiacevole, a tal proposito Berne ci dice che non è un giudizio morale definirle in questo modo, ma il positivo e il negativo è relativo al contenuto che veicolano, “Tu sei OK” oppure “Tu non sei OK”.
Si potrebbe pensare, erroneamente, che le persone cerchino sempre e solo carezze positive ed evitino quelle negative. In realtà, come abbiamo detto sopra, operiamo secondo un principio diverso: qualsiasi tipo di carezza è meglio di nessuna carezza. Si può osservare che nell’educazione dei figli, ma non solo, che le carezze le possiamo evidenziarle condizionate e incondizionate, ossia le prime, ciò che la persona ha fatto nel concreto, come ad esempio un complimento per aver attuato un buon lavoro, oppure negative come ad esempio, criticare un particolare errore commesso, mentre le seconde, si riferiscono a ciò che la persona è.
È importante comprendere che le carezze incondizionate positive contengono il messaggio “Tu sei OK”, influendo così sull’autostima del bambino, donano una piacevole sensazione di benessere e favoriscono una crescita autonoma, al contrario, quelle incondizionate negative, minano la fiducia di base del bambino e comprometterà l’immagine che avrà di sé, dell’altro e del mondo, quindi, rispondono a carezze distruttive ed assolutamente inutili.
Le carezze condizionate, utilizzate adeguatamente, sono un utile strumento per insegnare comportamenti adeguati poiché agiscono come un rinforzo: quelle negative possono essere usate ad esempio come critiche costruttive, che aiutano la persona a comprendere cosa c’è che non va nello specifico; quelle positive, invece, aiutano la persona a conoscere meglio le proprie capacità. Inoltre un aspetto importante, ossia ciò che Steiner ha sottolineato, sostenendo che i genitori, cercano di inculcarci durante l’infanzia, alcune regole restrittive sulle carezze, come una sorta di economia sulle carezze, ovvero di usarle con parsimonia, rispecchiando ciò attraverso aspetti dinamici, come non dare carezze se ne hai da dare, oppure non chiedere le carezze che vuoi, come anche non accettare le carezze che vuoi, oppure non dare carezze a te stesso e non rifiutare carezze negative. Possiamo dire che questo aspetto di economizzare carezze serve a controllare il cosiddetto ambito educativo, così facendo le diamo in maniera limitata e ci neghiamo libertà e benessere, quindi sarebbe positivo renderci consapevoli, spontanei ed intimi, occorre divenire consapevoli che le carezze sono disponibili in quantità illimitata, possiamo dare una carezza ogni qualvolta lo vogliamo, non importa quante ne diamo, esse non finiranno mai e quando vogliamo una carezza possiamo liberamente chiederla e possiamo prenderla quando è offerta. In conclusione dovremmo darci il permesso di non attenerci più ai non e dare carezze, prendere carezze, chiedere carezze, in maniera sana ed appagante.
Dott. ssa Giusy Ruggiero